Pubblicazioni

Romanzo

Irene Santori
Casa editrice
Castelvecchi 2025
Tah'eb, 2025

Estratto della postfazione

Poesia purissima, vicenda potentissima, scienza dell'allucinazione

Maria Grazia Calandrone

Sinossi romanzo

36 d.C., Samaria, attuale Cisgiordania. In una notte di delitti e prodigi, Simone conosce in un bordello di Tiro l’indecifrabile Elena e tutto ha inizio: comincia a predicare ai samaritani che lo acclamano come Tah’eb, il messia che ricostruirà sul sacro monte Garizim il Tempio distrutto dai Giudei.
Tra realtà e portenti, si intrecciano più storie: lo scontro tra Simone e l’apostolo Pietro giunto in Samaria per evangelizzarla e demonizzare il messia rivale come mago, anticristo, primo eretico gnostico; la tormentata abiura di Aquila e Niceta, compagni del Tah’eb convertiti da Pietro; la struggente fedeltà dei suoi servi, gli strampalati Gog e Magog; l’attesa del risorto Gesù, che mai appare se non nella “controfigura” Immanuel, il ladrone crocifisso con lui; i tetri teoremi di Pilato, che ordina il massacro degli insorti. Su tutti incombe la legge dei più forti, giudei, Roma o Pietro che siano, e la damnatio memoriae dei perdenti. Ma Elena di Tiro, arcana potenza del Tah’eb, ne stringe il capo e il destino.

In copertina

Spettacolo di Pina Bausch Blaubart. Beim Anhören einer Tonbandaufnahme von Béla Bartóks Oper “Herzog Blaubarts Burg” (‘Barbablù. Ascoltando una registrazione dell’opera di Béla Bartók “Il castello del duca Barbablù”)

Il Libro dei Liquidi

Irene Santori
Casa editrice
Nino Aragno Editore
Il Libro dei Liquidi, 2021

Estratto postfazione

Rimane valido il monito di Rilke - poeta non è quello che si fa sentire, ma quello che organizza in noi una certa quantità di silenzio. Nel primo Sonetto a Orfeo, come col flautista di Hamelin, gli animali accorrono per ascoltare, perché il poeta fa nascere un tempio nell’orecchio: “da schufst du ihnen Tempel im Gehör”, tu, Orfeo, “tu hai fatto nascere per loro un Tempio nell’orecchio”. 

  Va ascoltato così il silenzio liberato da Il Libro dei Liquidi.

Martin Rueff

Teaser

Hotel Dieu

Irene Santori
Casa editrice
Edizioni Empìria
Hotel Dieu, 2015

Estratto

Irene ci lascia attoniti. La questione critica essenziale è sempre il paradosso della poesia di Irene: un divenire senza alienazione, la sorpresa di un non-essere che cambia l’essere e, in questo, lo fa esistere. Bilinguismo della veglia e dei sogni, spesso le cose ordinarie vengono espresse in una lingua; spesso quelle più intime in un’altra. Ma nessuna sta in parallelo: ciascuna è sola e implode e dilata, ciascuna muore e rivive prossima all’altra, con l’effetto di un divenire ellittico, in cui la ripetizione dello stesso punto è continuamente la ripetizione di un altrove. È evidente che per Irene Santori la rêverie sia l’ultima traslazione di un’estasi nel divenire delle cose. Come dire, l’immaginazione, il suo tuffo, non nascondono la vita né la morte. Quel grande bianco è bagliore nero, è il colore-dolore del lutto, il ‘bianco pizzo di cotone’ degli ottocento uomini decapitati dai turchi che espugnarono Otranto.

Arnaldo Colasanti, Braci. La poesia italiana contemporanea, Bompiani 2021

In copertina

Vasco Bendini, Nell'insidia della soglia, 2001

Jean Racine, Poesie Sacre

Jean Racine
Introduzione, traduzione e note di Irene Santori
Casa editrice
Olschki
Poesie sacre, 2011

Sinossi

Con i Cantiques Spirituels, tersa parafrasi di brani dell’Antico e del Nuovo Testamento, e le Hymnes..., traduzione bella e infedele di alcuni inni latini del Breviario Romano – intrapresa nell’adolescenza, rimaneggiata nell’età adulta, infine condannata per eresia giansenista –, un legame intimo e profondo unisce la giovinezza e la maturità di Racine, raccolto nella retraite dopo l’abiura del teatro. ‘Margini’ del corpus raciniano, queste poesie attraversano il cuore delle tragedie profane e bibliche.

Estratto postfazione

Una sensibilità critica raffinata, un notevole bagaglio di letture, una rigorosa sorveglianza nella selezione della parola, un gusto dell’immagine inattesa. Colpisce la modernità dei riferimenti culturali, una presenza sotto traccia di letture divaganti, curiose, libere. Colpisce soprattutto l’intensa vibrazione personale con cui la studiosa si è accostata a questi testi, quasi in nome di una sua scommessa. Nel vincerla, ha arricchito di un contributo significativo gli studi raciniani in Italia.

Benedetta Papasogli

In tempo e disparte

Irene Santori
Casa editrice
Gazebo
In tempo e disparte, 2006

tempaccio porti

che m’accosta

e io conserta ai venti

che il largo avevo preso

in parola

In copertina

Vasco Bendini, Testa 1954